14 Settembre 2012
Suini, buoni i valori della CUN che sale a 1.746. Prandini: urge rimuovere i problemi strutturali del settore

Brescia, 14 settembre 2012 - Nonostante la valorizzazione dei suini grassi sia arrivata ad un prezzo di 1,746 euro al chilo, i problemi  strutturali del settore suinicolo restano e continuano a  preoccupare gli allevatori. E’ questo il commento di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia, al valore del nuovo listino della Cun che ha segnato il quarto rialzo consecutivo dei suini grassi, passato da 1,698 euro del 17 agosto al 1,729 euro dello scorso 6 settembre. “Potremmo essere soddisfatti di questi risultati – ha sottolineato Ettore Prandini - se non fosse che molti allevatori non consegnano i suini ai macelli come dovrebbero. I dati indicano una minore disponibilità di suini grassi, una positiva dinamica delle quotazioni dei prosciutti DOP eppure, nonostante i consumi vadano meglio, si assiste a rinvii ingiustificati delle partite di suini ai macelli. Ancora una volta si penalizzano i produttori a vantaggio di vecchie logiche che danneggiano la suinicoltura italiana.  In questo senso – spiega il presidente di Coldiretti Brescia – basta pensare alla situazione degli allevamenti delle scrofaie e al mercato dei suinetti che da mesi non da remuneratività”. I numeri sono inequivocabili: un suinetto italiano di 25-30 chili vale mediamente 70 euro contro gli 80 euro di un suinetto danese. “Riteniamo necessario valorizzare anche il mercato di questo anello della filiera che sta scontando problemi di collocamento molto forti. Come Coldiretti – spiega Prandini – insistiamo perché i produttori che lavorano bene devono essere premiati all’interno di una filiera che deve essere più trasparente. Anche perché se è vero che gli allevatori sono chiamati a rispettare le regole – dal benessere alla direttiva nitrati – è altrettanto necessario che il valore economico all’interno della filiera venga distribuito più equamente. Stiamo parlando di un settore zootecnico molto importante che ha nei suini allevati per il circuito Dop la base del migliore made in Italy. Pertanto la materia prima va valorizzata, riconoscendo il giusto valore al lavoro degli allevatori”. In questo senso Prandini chiede un’applicazione corretta e trasparente del sistema di classificazione  delle carcasse suine e uniformità nell’applicazione del benessere animale perché “sono due fattori che incidono direttamente sul reddito sempre più risicato degli allevatori segnati dai costi fissi, dagli investimenti e dalla cattiva burocrazia”.

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