25 Marzo 2016
Prodotti agroalimentari: controlli uguali per tutti

Prodotti agroalimentari: controlli uguali per tutti

Prandini: “Bene in Italia, ma stessa attenzione e severità per quelli di importazione”

 “I controlli sono fondamentali, l’importante è che le regole siano uguali per tutti!” Questo il pensiero del Presidente di Coldiretti Brescia e di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini sul tema dei controlli a garanzia del rispetto dei requisiti di sanità e di salubrità degli alimenti.
“Coldiretti ha sempre ritenuto e continua a ritenere preziosa l’attività di controllo svolta a vario titolo da Enti e forze dell’ordine, a garanzia del consumatore. Non temiamo la severità e la minuziosità dei controlli anche presso le nostre aziende, perché poi il risultato è un “biglietto da visita” che dimostra che le produzioni italiane sono le più controllate e sicure al mondo. Temiamo invece e molto – continua il Presidente Prandini – la concorrenza sleale di materie prime e prodotti trasformati provenienti dall’estero (leggasi anche da altri paesi dell’Unione Europea) che non hanno subito gli stessi controlli nei paesi di origine e che spesso non vengono nemmeno controllati presso gli stabilimenti di lavorazione”.
Per questo Coldiretti chiede con forza, al Ministero della Sanità e a Regione Lombardia per le sue competenze, che vengano intensificati i controlli anche sui prodotti stranieri (oggi si parla di controlli a campione nell’ordine del 1- 2 per mille!) e sulle materie prime di provenienza estera.
Materie prime estere che, a volte vengono lavorate presso gli stabilimenti italiani per produrre finto made in Italy e a volte invece arrivano già trasformate e confezionate, come ad esempio successo con la mozzarella blu proveniente dalla Germania e commercializzata in Italia utilizzando confezioni e simboli riconducibili ad un prodotto Made in Italy ma che in realtà non lo era per nulla.
Coldiretti chiede, con altrettanta forza, che venga tolta la segretazione ai dati di importazione e che vengano resi pubblici i nomi delle industrie che importano e utilizzano materie prime straniere. Tutto questo perché non vorremmo che alcune di queste industrie siano invogliate ad acquistare materia prima proveniente dall’estero a causa della carenza se non assenza di controlli, rispetto alle industrie o a quelle cooperative che realmente amano e valorizzano le materie prime italiane e sono sottoposte con regolarità ai controlli.
È paradossale infatti la situazione che rischiamo di vivere dal prossimo 1 aprile, con aziende a cui è stato ventilato il non ritiro del latte prodotto (come si dice a Brescia “con il latte a casa”), in un momento dove non c’è calo dei consumi e l’export fortunatamente è in forte aumento: è fin troppo evidente che il nostro latte verrà tranquillamente sostituito da quello estero.
Un “meccanismo” che non vale solo per il latte, ma anche per la carne di suino, di bovino, per le uova, per l’olio di oliva e per tutti gli altri prodotti agroalimentari di qualità.
In tal senso, un plauso a Regione Lombardia che ha annunciato lo stop dei fondi del Psr a quelle industrie che usano materia prima straniera.
“I fondi europei del Psr – spiega Prandini - sono destinati alle aziende agricole dei singoli Stati assegnatari e non si vede perché debbano essere usati da industrie che poi favoriscono le produzioni agricole di altri Paesi danneggiando gli italiani sia sul fronte della produzione che su quello della vendita di prodotti che con il Made in Italy hanno magari solo il nome o lo stabilimento”.
In questo momento di assoluta difficoltà per le imprese agricole – con una moratoria dei debiti fortemente voluta da Coldiretti estesa a breve a tutte le aziende zootecniche - è ora di dare un’accelerazione al processo di identificazione dell’origine in etichetta perché “il consumatore deve essere messo in grado di scegliere con informazioni trasparenti, complete e soprattutto leggibili. E le imprese agricole poter tornare a fare reddito.

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