29 Gennaio 2015
Latte, stalle bresciane al collasso: nel 2014 chiusa una a settimana

Otre 300 gli imprenditori agricoli bresciani che questa sera si sono riuniti a Montichiari per valutare lo stato dell’arte della filiera lattiero-casearia guidati presidente provinciale Ettore Prandini.
“C’è un calo del prezzo riconosciuto alla stalla di circa il 20% rispetto al mese di giugno – dichiara il presidente Prandini - eppure i consumatori continuano a pagare come nel 2014. Non è accettabile che le istituzioni si limitino a dire che ci sono difficoltà. 
Servono azioni concrete da parte della Politica italiana nei confronti dell’Europa che obblighino la parte industriale a rispettare i parametri tra quanto pagato alla stalla e quanto dai consumatori”. Il rischio è quello della perdita di un intero comparto zootecnico che offre prodotti a denominazione come il Grana Padano e di conseguenza del crollo di un economia collegata al settore agricolo.
Fra il 2003 e il 2013 - spiega un’analisi di Coldiretti Brescia - il numero degli allevamenti è diminuito di oltre il 30 per cento, passando da 2.447 a 1.713.  “Nelle sole stalle bresciane vengono prodotti all’anno oltre 12 milioni di quintali di latte, vale a dire l’11,18 per cento del latte prodotto in Italia. Questo vuol dire che gli allevatori bresciani, a causa dei prezzi inaccettabili attualmente pagati, subiscono un danno di oltre 40 milioni di euro – prosegue Ettore Prandini presidente di Coldiretti Brescia – generando una situazione insostenibile”.
È inaccettabile che chi produce latte garantendo qualità e sicurezza non sia in grado di coprire nemmeno i costi di produzione a fronte di una remunerazione insufficiente.”
Al tavolo dei relatori anche Mauro Belloli, responsabile Area Economica di Brescia che ha presentato alcuni dati: il valore medio di alcuni formaggi è calato. Nell’ultimo anno il Parmigiano Reggiano è passato da 8.80 euro/chilo a 7.50, il Grana Padano da 7.23 a 6.40 e il Gorgonzola 3.98 a 3.95.
 Per contro negli anni si sono fatti numerosi miglioramenti sia per il benessere animale sia per la sicurezza e la qualità dei prodotti con un incremento importante dei costi .
Il tutto in un Paese come l’Italia dove – afferma Coldiretti Lombardia – il 65% della popolazione, circa 31 milioni e mezzo di individui, consuma abitualmente latticini e formaggi (dati GFK Eurisko): il 25% va a Grana mentre il 58% punta su latte e formaggi freschi che sono proprio quelli più a rischio per quanto riguarda l’utilizzo di prodotti e semilavorati che arrivano dall’estero.

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