6 Febbraio 2015
Latte: in 10 anni a Brescia persa 1 stalla su 3

I numeri parlano da soli: dal 2003 al 2013 le stalle produttrici di latte a Brescia sono passate da 2.489 a 1.714, con una diminuzione secca del 31%. E si stima – in modo assai realistico – una perdita di posti di lavoro pari a 2.300 unità.
Parliamo di una provincia sempre leader nazionale in termini di latte prodotto alla stalla: a Brescia si producono oltre 12 milioni di quintali di latte, pari ad oltre l’11% dell’intera produzione nazionale. Un latte destinato al consumo fresco e alla produzione delle più riconosciute DOP della filiera lattiero casearia: Grana Padano, Provolone, Gorgonzola, Taleggio, Quartirolo, Salva Cremasco, Nostrano della Val Trompia e Silter.
Questi i dati rappresentati questa mattina in occasione della grande mobilitazione di Coldiretti, che ha invaso il centro della citta di Milano con 3.000 allevatori lombardi di cui oltre 600, i bresciani presenti a difesa del vero latte made in Italy.
A fianco di Ettore Prandini - presidente di Coldiretti Brescia e Coldiretti Lombardia – hanno dimostrato solidarietà, vicinanza e sostegno al lavoro che tutti i giorni svolgono gli allevatori italiani per garantire latte fresco e formaggi di qualità, il Presidente della Regione Roberto Maroni, il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, il Presidente di Slow Food Carlo Petrini oltre a numerosi politici, esponenti della cultura, del mondo economico e dello spettacolo.
Ma i protagonisti della mattina sono stati i bambini che, al fianco degli allevatori, hanno provato l’esperienza unica di mungere due vacche finte a dimensioni naturali all’interno di una vera stalla istallata al centro di Piazza Affari.
“L’obiettivo - dichiara il presidente Ettore Prandini - è stato quello di far conoscere da vicino ai cittadini lombardi e alle numerose autorità presenti il difficile lavoro degli allevatori e gli effetti positivi che hanno per l’intera collettività, ma anche i pericoli dell’abbandono che rischiano di portare al collasso non solo il comparto lattiero-caseario ma anche tutto l’indotto economico che ne deriva”.
“Servono azioni concrete da parte della Politica italiana nei confronti dell’Europa – conclude Prandini - che obblighino la parte industriale a rispettare i parametri tra quanto pagato alla stalla e quanto dai consumatori”.

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