7 Novembre 2015
Guerra del latte: questa mattina «assedio» alla Lactalis

Guerra del latte: questa mattina «assedio» alla Lactalis
Trecentocinquanta allevatori bresciani nel Lodigiano
 Oltre 350 gli allevatori bresciani arrivati da tutta la provincia per una protesta che di ora in ora sta diventando sempre più imponente nei contenuti. Preso d’assedio il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis, che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore. L’accusa alla multinazionale è quella di imporre un prezzo che sta creando problemi di sopravvivenza a troppe aziende. I manifestanti hanno chiesto il rispetto della legge 91/2015, che impone che il prezzo del latte sia commisurato ai costi di produzione.
«La situazione del comparto latte è ormai insostenibile - sottolinea il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini - e la produzione italiana di questo prezioso alimento è seriamente a rischio, con tutto ciò che questo può comportare. Ritrovare il giusto reddito per le imprese agricole oggi vuol dire far sopravvivere una parte importante del nostro comparto agroalimentare per far questo dobbiamo lavora su più fronti, a partire dall’obbligatorietà dell’indicazione dell’origine in etichetta dando le giuste informazioni ai consumatori sulle materie prime utilizzate. Produrre yogurt o mozzarella con latte fresco e decisamente diverso che utilizzare polvere di latte o cagliata”.
L’Italia rischia concretamente di perdere per sempre la propria produzione di latte perché oggi quasi la metà del latte consumato in Italia viene oggi dall’estero e la situazione è precipitata nell’ultimo anno con il taglio pesante nei compensi riconosciuti alla stalla dove mancano anche quei pochi centesimi al litro necessari per garantire l’alimentazione delle mucche ed evitare la chiusura.
Sotto accusa il fatto che il latte italiano viene sottopagato al di sotto dei costi di produzione con le importazioni dall’estero che vengono “spacciate” come Made in Italy” per la mancanza di norme trasparenti sull’etichettatura. Alcuni manifestanti gridano un antico proverbio bergamasco “A la (v)àca a 's móns ol làcc, mia 'l sànch!”, “alla vacca si munge il latte, non il sangue” mentre altri innalzano cartelli con le scritte “Made in Italy ostaggio di una multinazionale straniera”, “Avete preso i nostri marchi non vi daremo le nostre mucche”.
Tutto questo è stato chiesto a gran voce dal Presidente Ettore Prandini come portavice delle migliaia di imprenditori presenti al Ministro dell’agricoltura Martina e all’Assessore regionale Gianni Fava che si sono mostrati vicini alle problematiche del comparto e si sono messi a disposizione per un concreto aiuto fin dai prossimi giorni”.
«Questa mobilitazione è per noi una scelta obbligata – interviene Chiarini Claudio allevatore di Montichiari - perché il futuro dei nostri allevamenti è ormai appeso a un filo e non possiamo continuare a lavorare in perdita. Il momento che stiamo vivendo è particolarmente critico, a fatica riusciamo a sopportare i costi di produzione fermo restando che siamo tre unità lavorative che ogni girono si adoperano per 13, 14 ore al giorno senza ricavarne in pratica nulla”.

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