21 Maggio 2019
Xylella: è emergenza olio made in Italy

Nel 2019 diciamo addio a 6 bottiglie di olio made in Italy su 10, mentre le importazioni di extravergine sono aumentate del 7,5%. L’analisi Coldiretti fotografa una situazione drammatica per il comparto chiave dell’agroalimentare italiano e della dieta mediterranea, nel giorno del sopralluogo aereo in elicottero nell’area pugliese infetta da Xylella, effettuato dal presidente Ettore Prandini e dal ministro delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio.

Senza interventi strutturali, su più fronti, l’Italia rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare olio extravergine nazionale con effetti disastrosi su economia, lavoro, salute e paesaggio. La situazione preoccupa anche il mondo agricolo bresciano bresciano, che vanta eccellenze produttive legate all'olio extravergine d'oliva.

Come intervenire nella crisi olivicola

Riprendendo i dati Coldiretti, la produzione di olio in Italia è destinata a scendere del 57% a quota 185 milioni di chili. Per la prima volta nella storia olivicola italiana il dato è inferiore a quello di Grecia e Marocco, si avvicina a alla Turchia, mentre la Spagna allunga la distanza con 1,6 miliardi di chili e un quantitativo quasi 9 volte superiore.

In questo scenario per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il made in Italy, deve partire al più presto il Piano olivicolo nazionale – commenta Prandini -. Il settore va rilanciato una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi nostri concorrenti”. Diventano quindi fondamentali gli interventi contenuti nel decreto emergenze proposto dal ministro Centinaio dopo i ritardi accumulati da anni.

La filiera dell’olio made in Italy

Un’esigenza necessaria per recuperare il pesante deficit italiano, potenziando una filiera dell'olio made in Italy che coinvolge:

  • oltre 400 mila aziende agricole specializzate;
  • 43 DOP e 4 IGP: il maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa;
  • 250 milioni di piante;
  • 533 varietà di olive.

Questo tesoro di biodiversità senza eguali al mondo rischia frodi e sofisticazioni a danno del vero made in Italy, che colpiscono i produttori agricoli e i consumatori. Per non cadere nelle trappole del mercato, il consiglio di Coldiretti è quello di diffidare dai prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, che riportano esplicita indicazione che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane, oppure di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica, dove è possibile assaggiare l’olio EVO e riconoscerne le caratteristiche positive.

L’etichettatura resta una sfida prioritaria

“Nel contratto presentato ai candidati all’Europarlamento nelle prossime elezioni, insieme al sostegno finanziario alla Pac abbiamo posto la questione dell’etichettatura di origine, che deve essere obbligatoria e ben visibile nelle confezioni” conclude il presidente di Coldiretti. Proprio in tema di trasparenza, è arrivata una sentenza storica del Consiglio di Stato, il cui pronunciamento è stato sollecitato proprio da Coldiretti, che invita l’Amministrazione a rendere noti nomi e marchi delle aziende che importano prodotti agricoli dall’estero per poi confezionarli come italiani.

Negli accordi commerciali dell’Unione Europea, è importante garantire che i prodotti importati in Europa rispettino le garanzie di sostenibilità e salubrità richieste ai prodotti UE, ma serve al contempo arginare iniziative come quella dell’etichetta a semaforo inglese, che mette il bollino rosso sull’olio extravergine e quello verde su bevande gassate di cui non si conoscono nemmeno gli ingredienti.

 

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