10 Aprile 2020
Montagne bresciane in tempi di Covid-19

Le montagne bresciane motore della ripresa? La qualità, la distintività e la sicurezza dei prodotti agroalimentari italiani possono fare la differenza nella “ricostruzione” post emergenza coronavirus. Per questo Coldiretti Brescia continua a dare voce alle filiere del territorio, soffermandosi sulla difficile situazione dell’agricoltura di montagna, fortemente penalizzata dalle misure restrittive in atto, per via della sua stretta connessione con turismo, ristorazione e ospitalità.

In questa straordinaria criticità è significativo il recente annuncio dell’assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia Fabio Rolfi, che ha confermato lo stanziamento di 2 milioni di euro da destinare alle comunità montane lombarde per nuovi progetti legati all’agricoltura. Contributo che si traduce in oltre 550mila euro per la provincia di Brescia, ripartiti sui territori montani di Sebino Bresciano, Parco Alto Garda Bresciano, Valle Camonica, Valle Sabbia e Valle Trompia.

Montagne bresciane, agricoltura eroica

Stefano Lancini di Capo di Ponte“La montagna vive di prodotti particolari e di grande qualità - spiega Stefano Lancini, membro di giunta Coldiretti Brescia e imprenditore camuno di Capo di Ponte (BS) -, qui l’agricoltura è davvero eroica quindi serve lungimiranza. Alla preoccupazione per la salute delle persone si aggiunge quella per la mancata vendita dei prodotti agroalimentari, che colpisce un po’ tutti i settori. Dal latte all’ovicaprino, dalla pescicoltura al vitivinicolo, fino al patrimonio agrituristico. Restano inoltre difficoltà nel reperire fieno, mangimi e pezzi di ricambio per i mezzi agricoli. Ben vengano quindi i contributi annunciati da Rolfi: se anche la politica fa la sua parte, insieme possiamo farcela”.

Stesse preoccupazioni e tanta voglia di ripartire anche per la Comunità Montana Val Trompia, nella voce dell’assessore Mauro Bertelli: “Le aziende registrano problemi soprattutto per la produzione dei freschi, che continua mentre il mercato è praticamente fermo. Il comparto agricolo rappresenta un patrimonio inestimabile per i territori montani e per la tradizione agroalimentare italiana. Abbiamo anche un grande formaggio DOP da tutelare e non possiamo rischiare di perdere questo valore. Cosa possiamo fare, nell’attesa che termini l’emergenza? Innanzitutto, sostenere le aziende agricole acquistando solamente prodotti locali. Stiamo poi lavorando al bando per i contributi annunciati da Regione Lombardia, per essere pronti a offrire opportunità di ripresa alle realtà agricole montane della Val Trompia”.

Le criticità del lattiero-caseario montano vengono confermate da Mauro Beltrami, presidente della cooperativa formaggio Nostrano Val Trompia DOP e imprenditore agricolo di Marmentino (BS): “La situazione dell’alta valle è davvero difficile: la vendita dei prodotti è ferma in un periodo, quello primaverile, nel quale normalmente si pensa alla promozione del territorio in vista della stagione estiva. Fortunatamente alcuni produttori di formaggio riescono a diversificare l’offerta, convertendo il prodotto fresco in stagionato; per questo come consorzio abbiamo offerto loro la possibilità di portare il formaggio nella “miniera di stagionatura”, una buona opzione per collocare il prodotto in attesa di tempi migliori”.

Ripartire dal turismo

Stesy Buccio, allevatrice di BagolinoCi spostiamo in Valsabbia, e in particolare a Bagolino, con l’imprenditrice agricola Stesy Buccio. “Anche in questo periodo difficile – spiega la giovane allevatrice -, il lavoro nelle stalle e la produzione continuano, mentre anche nel nostro caso viene meno la vendita sia dei formaggi tipici come il Bagoss, sia dei capretti nostrani. Una frenata dovuta al blocco del turismo e della ristorazione: le conseguenze economiche saranno importanti per paesi piccoli come quelli valsabbini, storicamente legati al turismo”.

Da quest’ultima considerazione muove anche la testimonianza dall’Alto Garda di Gianluigi Scaroni, imprenditore agricolo e agrituristico di Tremosine (BS): “Il nostro introito principale è legato al turismo che fa da motore all’agricoltura, basti pensare che Tremosine conta 2mila abitanti ma in estate si toccano le 20mila presenze. In agriturismo abbiamo già registrato disdette fino al mese di agosto e questo comporta problemi di liquidità e occupazionali, dato che non possiamo assumere personale”. Quanto al caseificio Alpe del Garda di Tremosine, l’emergenza sanitaria viene affrontata riorganizzando l’operatività, per garantire continuità produttiva. “Abbiamo creato una “squadra” di riserva, pronta a intervenire se dovessero subentrare quarantene nell’attuale gruppo – spiega Scaroni -. Per la vendita diretta si effettuano solo consegne a domicilio, mentre il macello e il magazzino soci sono chiusi. Resta la speranza che l’emergenza rientri prima della fine dell’estate”.

Come già sottolineato, l’agricoltura montana sta pagando anche il doloroso ma necessario stop delle attività di intrattenimento turistico. “L’emergenza coronvirus ci ha costretto a chiudere anticipatamente gli impianti sciistici proprio durante la migliore stagione degli ultimi anni – conferma Michele Tonini consigliere delegato del comprensorio Adamello Ski -. La crisi colpisce sia la domanda sia l’offerta: vanno tutelati gli operatori turistici ma sarà altrettanto importante pensare alla fiducia dei consumatori. Ipotizzando che nel periodo estivo si possa ripartire e considerando gli effetti della pandemia a livello internazionale, dovremo indirizzare l’offerta al turismo nazionale”.

L'agricoltura di montagna, inoltre, riesce a valorizzare la qualità e la sicurezza delle materie prime, generando una valenza sociale e ambientale che schiude opportunità da sfruttare anche in termini di comunicazione: “La montagna può avere una marcia in più nella ripartenza, in quanto offre esperienze all’aria aperta e salutari – conclude Tonini -. Il post pandemia sarà la stagione dei piccoli paesi, delle aree rurali e delle aziende familiari, sicure e attente al rapporto diretto con gli ospiti. La sfida è grande e ci chiede di sostenere l’intera filiera della comunità montana, in collaborazione con tutti gli enti, dal provinciale al regionale, fino al nazionale”.

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