25 Novembre 2020
Crisi suinicola, a rischio 100mila occupati

Crisi suinicola: sono oltre 100mila i posti di lavoro messi a rischio dal crack delle stalle italiane dove si allevano i maiali per le produzioni di prosciutti e i salami Dop della tradizione Made in Italy. Lo conferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nelle lettere scritte ai ministri dell’Agricoltura Teresa Bellanova, della Salute Roberto Speranza e degli Esteri Luigi Di Maio sulla pesante crisi generata dall’emergenza Covid.

Per questo Coldiretti chiede che nella prossima legge di Bilancio si prevedano forme di sostegno sul piano fiscale per i produttori di carne suina. Nello specifico, attraverso l’aumento della percentuale compensazione Iva fino al 10%. “La filiera suinicola è strategica per il Paese con un valore di oltre 20 miliardi di euro e 8,3 milioni di capi allevati. Ma è anche uno dei settori più esposti alle conseguenze delle misure di contenimento della pandemia", commenta Prandini.

Crisi suinicola, timori per la filiera

A livello di quotazioni, il prezzo dei suini si è ridotto da marzo a giugno di oltre il 36%, e da ottobre a novembre di oltre il 17%. La tendenza, strettamente collegata alla chiusura della ristorazione, mette a rischio la tenuta stessa dell’intero sistema di allevamento e trasformazione. Questo tenendo conto della destinazione di oltre l’80% dei suini nazionali a salumi di eccellenza DOP.

Il quadro economico è reso più critico dall’inatteso aumento delle materie prime per l’alimentazione dei suini. Voce che rappresenta i due terzi del costo totale dell’allevamento. L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito in un settore che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini. In un Paese come l’Italia, che ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais, fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Una situazione che rende strategico il nuovo polo dei Consorzi agrari d’Italia (Cai). Un’unica centrale di acquisto con economie di scala che permetteranno di avere mangimi a prezzi più competitivi. Cai rappresenta anche un soggetto in grado di intervenire per salvare i grandi marchi alimentari italiani, come ad esempio il salumificio Ferrarini, per riorientarli verso la valorizzazione delle produzioni nazionali accelerando nel contempo l’internalizzazione del vero Made in Italy.

Ma a preoccupare gli allevatori, è anche il rischio di ingresso della Peste Suina Africana sul territorio nazionale. Per questo è necessario tenere alta la guardia fino al blocco delle importazioni di animali vivi da zone che possano rappresentare una minaccia veicolata dai cinghiali, di cui è fondamentale il contenimento della popolazione. Un altro elemento di crisi, poi, riguarda l’invasione di carne tedesca e nord europea che ha fatto crollare i prezzi in Italia dopo che la Cina ha limitato le sue importazioni dalla Germania. Mentre ancora troppe limitazioni pesano sulla vendita dei prodotti Made in Italy al gigante asiatico.

Intervenire per sostenere gli allevatori

Di fronte a questo drammatico scenario, è necessario intervenire con urgenza con nuove risorse a sostegno dell’intero comparto suinicolo. A partire dagli allevamenti di scrofe, primo e fondamentale anello della filiera 100% italiana. Proprio ora che il made in Italy può contare sull’entrata in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta l’indicazione di provenienza su salami, mortadella, prosciutti e culatello.

“Occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui, con l’emergenza Covid -19, il cibo ha dimostrato tutta la sua strategicità per difendere l’Europa dalle turbolenze provocate dalla pandemia - conclude il presidente Prandini -. Un obiettivo che può essere raggiunto solo garantendo un budget adeguato a sostegno degli agricoltori per fare fronte alle nuove sfide ambientali e climatiche e non dipendere dall’estero per cibo e bevande”.

Con il crack della zootecnica è quindi importante il via libera agli aiuti per gli allevamenti, che risponde alle richieste di Coldiretti e di Filiera Italia di tutelare un settore strategico per il Made in Italy a tavola. Il decreto prevede un incremento del sostegno agli allevamenti di maiali - sollecitato da Coldiretti – con l’aumento fino a 30 euro dell’aiuto già previsto per le scrofe, che oggi è fissato fino a 18 euro, raddoppiando così la dotazione. E’ importante ora utilizzare subito questi fondi che, se non utilizzati entro fine anno rischiano di andare persi.

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