1 Febbraio 2011
COLDIRETTI RINGRAZIA VIVIANA BECCALOSSI.

Approvata in Commissione Agricoltura una Risoluzione sulla Direttiva Nitrati

Brescia, 1 febbraio 2011 –  L’attesa svolta – più volte sollecitata da Coldiretti – sulla Direttiva nitrati porta il sigillo della Commissione Agricoltura della Camera, che ha approvato il 25 gennaio una Risoluzione – promossa della deputata bresciana on. Viviana Beccalossi e sottoscritta pure dall’on. Giuseppe Romele - volta a impegnare il Governo a una revisione delle zone vulnerabili e a una semplificazione degli adempimenti tecnico-amministrativi.
La Risoluzione prende le mosse dalla consapevolezza che «la Direttiva nitrati – si legge nel documento - sembra non tenere in sufficiente considerazione la specificità dell’agricoltura mediterranea con particolare riferimento ai limiti imposti allo spandimento dei nitrati nelle aree vulnerabili, in particolare nell’area della Pianura Padana», viste anche alcune difficoltà applicative, non ultima la «corretta individuazione delle cosiddette “zone vulnerabili”, che non può, come purtroppo è stato sinora, essere limitata alla sola considerazione di parametri riguardanti il carico agricolo e zootecnico, ma deve essere effettuata in riferimento al complesso delle fonti di inquinamento, incluse, dunque le acque reflue dei depuratori e degli scarichi industriali».
Il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini è molto soddisfatto del «decisivo passo avanti su una questione delicatissima e fondamentale per l’agricoltura lombarda e bresciana. In passato (la direttiva europea è del 1992) avevamo assistito a una certa latitanza della politica su questo spinoso problema, ma ora l’impegno e le sollecitazioni di Coldiretti hanno portato alla ribalta un tema che oggi è considerato di interesse nazionale». Il presidente ha poi proseguito evidenziando come «recenti studi hanno chiaramente validato l’ipotesi che Coldiretti ha sempre sostenuto, ovvero che il carico zootecnico non è non il fattore determinante nell’inquinamento da nitrati. Non possiamo accettare che vada posta in capo agli agricoltori una responsabilità che dev’essere ricercata altrove»
E non bisogna nemmeno tralasciare che, secondo l’ultima relazione redatta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, «la situazione delle acque superficiali – prosegue la Risoluzione stilata dalla Commissione Agricoltura - risulta senz’altro rassicurante, posto che oltre il 97% appartiene alla classe migliore, mentre per le acque sotterranee il valore medio superiore al limite di 50 mg per litro è misurato per il 12% dei punti di monitoraggio, con un’evidente contraddizione rispetto all’assoluta ampiezza delle designazioni delle zone vulnerabili». In ultimo, ma non certo per rilevanza del tema, la Risoluzione evidenzia come risultino «onerosi gli investimenti volti al riordino dei processi produttivi e all’utilizzo e al trattamento delle deiezioni, anche a fini energetici».
Sulla base di tali premesse, che peraltro profilano «il reale e preoccupante pericolo di un forte ridimensionamento numerico delle aziende, specie zootecniche e soprattutto nella Pianura Padana, con conseguenti ripercussioni sull’intera filiera, sull’economia nazionale e sull’occupazione»,  e preso atto che un’ulteriore deroga non rappresenterebbe una soluzione non modificando i termini delle problematiche sul piatto, la Risoluzione approvata dalla Commissione Agricoltura impegna formalmente il Governo «a promuovere una revisione delle zone vulnerabili in riferimento ai dati sulla qualità delle acque superficiali e sotterranee» e ad avviare un processo di «semplificazione degli adempimenti dal punto di vista tecnico e amministrativo» nonché a prevedere «disposizioni omogenee per tutto il territorio nazionale, consentendo alle Amministrazioni regionali di prevedere integrazioni, laddove possibile meno restrittive, in relazione alla specificità degli allevamenti presenti sul territorio».

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