5 Marzo 2010
COLDIRETTI DICE NO ALLE COLTIVAZIONI OGM. Prandini: «Sono sinonimo di omologazione e questo è il grande nemico dell’agricoltura italiana»

 Brescia 5 marzo 2010 – «Approviamo con soddisfazione anche la posizione del Vaticano che ci incoraggia a sostenere un modello di sviluppo economico e agroalimentare a misura d'uomo per eliminare le effettive cause della fame nel mondo, motivazioni soprattutto di natura sociale e istituzionale anziché collegabili a problemi produttivi». Lo afferma il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini commentando un articolo inerente agli Ogm pubblicato dall'Osservatore Romano martedì 3 marzo.
«È nostra intenzione – prosegue il presidente Prandini -  impegnarci per attuare qualsiasi iniziativa di carattere legislativo o referendario per consentire al nostro paese di rimanere libero da coltivazioni geneticamente modificate. Sosterremo con forza la posizione del ministero delle Politiche Agricole di avviare la procedura per richiedere alla Commissione Europea la clausola di salvaguardia attraverso cui bloccare la commercializzazione e la produzione in pieno campo di colture biotech nei nostri territori».
Le argomentazioni pro-OGM si dimostrano spesso pretestuose e infondate. Sostenere che gli OGM possono risolvere il problema della fame nel mondo è pura ipocrisia: dal rapporto annuale 2009 dell'International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA) emerge che le persone che soffrono la fame sono cresciute del 9% toccando il picco di 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970 secondo la Fao, nonostante l'aumento del 7% dei terreni coltivati con organismi geneticamente modificati, che hanno raggiunto i 125 milioni di ettari nei 25 soli paesi nel mondo ove ne è consentita la coltivazione.
«Questi sono dati che inducono a riflettere – sottolinea il presidente -.  Il numero più alto di persone che soffrono la fame è stato raggiunto proprio nell'anno in cui si è avuto un forte aumento delle colture Ogm nei paesi in via di sviluppo, dove la crescita è stata superiore alla media mondiale (+13%) e dove oggi si trova quasi la metà (46%) dei terreni coltivati a biotech nel mondo.

«È fuori discussione – aggiunge Ettore Prandini -  che nei paesi in via di sviluppo siano innanzitutto necessarie politiche agricole regionali e tecnologie che non accrescano la dipendenza dalle multinazionali estere. Da vent’anni ormai si coltivano Ogm nel mondo e nei paesi in via di sviluppo dove la fame anziché diminuire è aumentata. Alle agricolture di tutto il mondo devono essere garantiti credito e investimenti adeguati, ma soprattutto è necessaria l’applicazione di regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino vergognose speculazioni, garantendo assoluta trasparenza e informazione ai consumatori».
 «La nostra idea di agricoltura - conclude il presidente Ettore Prandini – e il nostro modello di sviluppo economico e agroalimentare sono in netta contrapposizione con gli interessi delle multinazionali dell’Ogm: siamo contrari all’omologazione delle produzioni agricole e dell’agroalimentare. Il nostro progetto per una filiera agricola tutta italiana vuole difendere e tutelare l’agricoltura italiana salvaguardando il vero Made in Italy, il cui valore sta nell’origine delle materie prime legate al territorio, nella tipicità e nella naturale autenticità dei nostri prodotti».

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