27 Settembre 2010
Capre sbranate e daini decapitati, giallo sui lupi fra i monti del Bresciano

Brescia, 27 settembre 2010 –  Capre e pecore sbranate, daini e caprioli decapitati: giallo sui monti del Bresciano. L’ipotesi è che si tratti di un branco di lupi. Negli ultimi tre mesi sono stati registrati oltre dieci assalti fra l’area di Polaveno, zona del lago d’Iseo, e la Val Trompia.
«Prima accadeva una volta ogni tanto, ma quest’anno sono già oltre settanta gli animali uccisi - spiega  Roberto Gallizioli, segretario di zona Coldiretti di Iseo –:prima hanno colpito solo due aziende che si trovano più in alto, ma in estate gli attacchi si sono verificati più a valle, fra Sale Marasino, Marone e Sulzano».

Gli ultimi due episodi, nella zona di Iseo, hanno riguardato pecore e piccoli daini, dei quali sono rimaste solo le teste come già accaduto per dei cuccioli di cinghiali e di caprioli. Gli allevamenti vengono presi d’assalto di notte: gli animali sono sgozzati a morsi, quindi il branco banchetta con una delle vittime e lascia le altre in un lago di sangue.

Secondo l’Istituto Zooprofilattico di Sondrio, le impronte, la profondità dei morsi e lo stato in cui sono ridotte le carcasse fanno pensare che al 90% si tratti dell’opera di lupi e non di cani randagi selvatici. Adesso si attendono le analisi del Dna e di altri reperti da parte dello zooprofilattico di Bologna. «Aspettiamo che ci sia un po’ di chiarezza e una risposta definitiva per tutte le ipotesi», afferma Roberto Gallizioli.

Intanto, cinque sistemi video a rilevamento di calore sono stati installati a Iseo e a Sale Marasino per realizzare foto e filmati. «Se si tratta di cani si possono prendere e portare via, se invece sono lupi come pensiamo allora il discorso cambia e in quel caso dovremo realizzare recinti particolari per non farli entrare negli allevamenti. Ma è la prima volta che capita una cosa di queste dimensioni dalle nostre parti», spiega Riccardo Mazzucchelli, che fa parte di un gruppo di allevatori pecore della zona. Assalti dei lupi sono segnalati anche in altre parti d’Italia, per esempio le Marche o il Piemonte.

«Stiamo monitorando da vicino la situazione, che non va sottovalutata – interviene Nino Andena, presidente di Coldiretti Lombardia -, siamo preoccupati sia per i nostri allevatori che per l’impatto economico che questa vicenda può avere».

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