8 Luglio 2021
Basta cinghiali: le voci dei bresciani in piazza

La delegazione di agricoltori e sindaci bresciani a Milano, in piazza Città di Lombardia, la mattina di giovedì 8 luglio, per dire basta cinghiali.

“Sosteniamo con iniziative concrete gli agricoltori, che rischiano di veder messo in discussione il futuro delle loro imprese, e i cittadini, sempre più minacciati dalla proliferazione della fauna selvatica. E’ fondamentale intervenire con tempestività, in sinergia con le istituzioni, per mettere in sicurezza i territori e prevenire i danni". Queste le parole del direttore di Coldiretti Brescia Massimo Albano presente questa mattina i occasione del blitz nazionale sull’emergenza cinghiali.

Tra le centinaia di agricoltori riuniti a Milano, in Piazza Città di Lombardia, anche numerosi imprenditori bresciani e sindaci del territorio, esasperati da una situazione ormai fuori controllo. Insieme, hanno fatto sentire la propria voce per denunciare i continui attacchi dei selvatici che, con le loro incursioni, distruggono i raccolti, rovinano le coltivazioni e minacciano gli animali allevati, senza contare i gravi rischi legati agli incidenti stradali.

Basta cinghiali: il dramma degli agricoltori

Basta cinghiali: l'imprenditore valsabbino Armando Formenti

L'imprenditore valsabbino Armando Formenti

Dalla Vallesabbia alla Vallecamonica, dalla Valle Trompia al lago d’Iseo, e in tanti altri territori della nostra provincia, i cinghiali rappresentano un pericolo ormai quotidiano per l’incolumità delle persone e degli animali e per l’attività delle aziende agricole. Lo confermano le forti testimonianze degli agricoltori e degli amministratori locali in prima linea contro questa minaccia.

“I danni fatti dai cinghiali sono veramente importanti – precisa Armando Formenti, allevatore di vacche da latte ad Agnosine, in Vallesabbia - e non colpiscono solo il mais, ma anche le colture in campo come erba medica o loietto e ultimamente si sono spostati anche nei pascoli. La situazione è pesante, il danno è all’incirca del 50% ed è più economico acquistare il foraggio piuttosto che coltivarlo. Mio figlio non ha più voglia di proseguire l’attività in questo modo, mi auguro che si possa trovare velocemente una soluzione al problema”.

Sempre dalla Vallesabbia Ivana Togni, imprenditrice agricola di Treviso Bresciano, racconta una situazione davvero critica: “oramai i cinghiali sono quasi dentro casa, la notte li sentiamo muoversi e la mattina è pericoloso attraversare la strada perché si rischiano incidenti. L’emergenza sanitaria ha bloccato l’avvio della campagna di caccia di selezione durante l’autunno e questi animali si sono diffusi ulteriormente. Fanno buche molto profonde nei campi, rovinano le attrezzature e mangiano la terra. Non si può andare avanti così, secondo me dovrebbero lasciarci la libertà di contenere il problema”.

I timori dei sindaci bresciani

Basta cinghiali: sindaci e imprenditori a Milano

Il sindaco di Edolo Luca Masneri con la delegazione bresciana

L’allarme fauna selvatica tocca anche le istituzioni locali, impegnate nel proteggere gli equilibri ambientali del territorio, soprattutto in montagna. “I cinghiali stanno recando gravi danni sia all’agricoltura sia all’equilibrio idro-geologico delle zone montane – spiega Mauro Bertelli, sindaco di Irma e Assessore all’Agricoltura della Comunità montana Valle Trompia -. Scavando e rovinando i terreni in pendenza, infatti, i branchi di cinghiali provocano uno sfaldamento che può comportare ulteriori dissesti difficili da riparare. Il cinghiale, inoltre, non fa parte della fauna della valle, anzi, rappresenta una minaccia per il nostro ecosistema e per la produttività dell’intera Valtrompia”.

La stessa drammatica situazione tocca le altre montagne bresciane. “Negli ultimi anni il problema dei cinghiali è in continua evoluzione – racconta Luca Masneri, sindaco di Edolo e membro del consiglio ANCI nazionale – e si sta amplificando sempre di più, anche oltre i confini della Vallecamonica. Siamo in stato di emergenza, è necessario un piano di contenimento in particolar modo per il settore agricolo che sta subendo danni ingenti, in alcuni casi anche oltre il 60%. Non parliamo solo di campi coltivati, da alcuni anni sono coinvolte anche le malghe che vengono completamente distrutte causando la mancanza di cibo per gli animali, che deve quindi essere acquistato”.

Dal Sebino alla bassa: l'invasione continua

Basta cinghiali: l'intervento di Roberta Sisti

Roberta Sisti, sindaco di Torbole Casaglia e vice presidente ANCI con il presidente di Coldiretti Lombardia Paolo Voltini

Anche sul Sebino la preoccupazione è molta: “gli abbattimenti nella scorsa stagione sono stati circa il 50% in meno degli altri anni a causa delle restrizioni alle attività venatorie dovute alla pandemia - spiega Nadia Turelli imprenditrice olivicola e vice presidente di Coldiretti Brescia -. Inoltre, la polizia provinciale ha effettuato degli abbattimenti selettivi, su richiesta degli agricoltori, ma non sono stati sufficienti a contenere la proliferazione di questi animali, destinata a continuare senza controllo. Ormai la paura non tocca solo gli agricoltori ma anche dei cittadini. In questi giorni, infatti, i cinghiali si sono spinti molto vicino alle abitazioni. In un uliveto a Sale Marasino hanno "arato" la terra vicina agli ulivi scoprendo e rovinando le radici. Oltre a recare danni alle piante, il pericolo è molto alto in quanto questo uliveto costeggia una delle strade che collega le frazioni del paese”.

In conclusione, la voce di Roberta Sisti, sindaco di Torbole Casaglia e vice presidente di ANCI, sull’allarme cinghiali e fauna selvatica nei nostri territori. “Da alcune settimane anche nel nostro comune sono stati avvistati alcuni esemplari di cinghiali. Un animale selvatico sicuramente non autoctono che richiede un intervento immediato per contenere i danni sulle produzioni agricole e sulle aziende, già in ginocchio per gli elevatissimi costi delle materie prime e i danni causati da altra selvaggina come corvi, gazze, piccioni e nutrie. In particolare, queste ultime creano anche un dissesto dal punto di vista idrogeologico oltre a elevatissimi rischi per la viabilità. Serve quindi un intervento normativo concreto che permetta di ristabilire un giusto equilibrio nelle aree rurali fra coltivazioni e selvaggina”.

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