Laura Facchetti Coldiretti Brescia: grande soddisfazione per l’approvazione definitiva in Senato del disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane
È un segnale atteso dai nostri allevatori e agricoltori: la legge riconosce finalmente il valore strategico delle attività che mantengono vivi pascoli, boschi e borghi, presidiano il territorio e prevengono il dissesto, ora servono decreti attuativi rapidi e calibrati sulle specificità della montagna. Con queste parole la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti esprime grande soddisfazione per l’approvazione definitiva in Senato del disegno di legge per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, un provvedimento che riporta la montagna al centro dell’agenda del Paese con interventi su sanità, scuola, connettività, mobilità e attività agro-silvo-pastorali.
Anche in provincia di Brescia la montagna ha un ruolo centrale e gli alpeggi ne sono i veri protagonisti. L’estate appena conclusa ha portato un bilancio positivo, in cui gli allevatori – nonostante le difficoltà – hanno dimostrato ancora una volta di essere un presidio indispensabile per la vita delle nostre montagne.
Gli allevatori delle valli bresciane - Valtrompia, Valcamonica e Valsabbia - hanno portato mandrie e greggi in quota, garantendo pascoli puliti, paesaggi curati e prodotti di eccellenza che raccontano la ricchezza della biodiversità locale: “Il nostro è un alpeggio molto lungo, iniziamo ai primi di maggio e scendiamo solo ai primi di novembre, se il tempo regge – racconta Angela Francesconi dell’azienda agricola La Corte a Corteno Golgi che gestisce due alpeggi nella Valle di Sant’Antonio a Campovecchio e a Varadello - le 70 vacche salgono gradualmente, partendo dai pascoli bassi in primavera, fino a raggiungere i 2700 metri nei mesi estivi, per poi riscendere a valle in autunno. I nostri animali passano gran parte dell’anno all’aperto, con un’alimentazione di qualità superiore e tanto movimento. Non rientrano mai in stalle o ricoveri provvisori: vivono sempre in natura, e questo migliora la muscolatura, la salute delle unghie e la qualità del latte, che è più ricco e adatto a una trasformazione casearia di pregio”.
Ogni estate numerose aziende montane portano le mandrie in quota, continuando a svolgere un lavoro faticoso ma insostituibile per la vita delle nostre montagne. L’alpeggio non è soltanto una tradizione, ma una pratica che garantisce la custodia del territorio e la salvaguardia della biodiversità. Grazie a questo impegno nascono formaggi e prodotti caseari di altissima qualità, come il Nostrano Valtrompia DOP, che rappresenta una delle eccellenze della nostra provincia: “la nostra produzione di formaggio – racconta Paterlini Paolo allevatore di Collio (BS) - unisce la ricchezza dei pascoli montani con metodi di lavorazione rispettosi della natura, delle tradizioni tramandate e delle persone, rafforzando il legame tra comunità locali e consumatori. Il valore dell’alpeggio è quindi duplice: da un lato presidio ambientale e sociale, dall’altro straordinaria risorsa economica e identitaria per il territorio bresciano. Produrre e promuovere il Nostrano Valtrompia significa non solo portare sulle tavole un’eccellenza riconosciuta, ma anche sostenere un’economia locale che tiene vive le malghe, tutela i pascoli e mantiene forte il legame tra comunità e territorio.”
Ma gli alpeggi non significano solo cibo: sono difesa del territorio, perché contrastano l’abbandono delle aree montane e il conseguente rischio idrogeologico; sono economia locale, perché sostengono filiere corte e turismo rurale; sono identità culturale, perché raccontano la storia delle nostre comunità e tramandano saperi antichi alle nuove generazioni, ma le difficoltà sono tante come ci racconta Michele Stagnoli, allevatore di Bagolino (BS) in Valsabbia che, da metà giugno a metà ottobre porta vacche e capre nella malga Bruffione a Bagolino e produce Bagoss: “fare l’allevatore in montagna è sempre più difficile. Negli alpeggi non ci confrontiamo più soltanto con le fatiche quotidiane e con i predatori storici come i lupi, ma oggi dobbiamo fare i conti anche con la presenza degli orsi. Personalmente non ho avuto episodi diretti, ma un’azienda vicina alla mia malga ha subito un grave attacco: gli asini sono stati assaliti e questo ha creato molta paura e preoccupazione tra noi allevatori. Nei primi periodi ci siamo organizzati con vere e proprie ronde, controllando giorno e notte per difendere le mandrie e tutelare il frutto del nostro lavoro. Non si può lasciare soli gli allevatori in questa sfida: la montagna rischia di diventare un luogo insicuro, e senza chi ci lavora ogni giorno verrebbe meno un presidio fondamentale per l’ambiente e per la comunità”.
“L’attività agricola di montagna richiede non solo resilienza, ma soprattutto resistenza, un impegno costante, con ritorni economici non sempre proporzionati agli sforzi. Nonostante le difficoltà, l’alpeggio rappresenta un presidio fondamentale per il territorio, capace di garantire paesaggio, biodiversità e qualità delle produzioni” – conclude la presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti.