11 Novembre 2010
AGRICOLTURA BRESCIANA: DIAMO I NUMERI

Brescia 11 novembre 2010 – Sono stati presentati nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina in città i dati dell’annata agraria 2009/2010 e il programma della Giornata Provinciale del Ringraziamento in calendario domenica 14 novembre a Calvisano, alla presenza del presidente e del direttore di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini e Mauro Donda, e del presidente della Provincia di Brescia on. Daniele Molgora.

         Il direttore Mauro Donda ha aperto i lavori illustrando e commentando i risultati dell’annata agraria 2009/2010, il cui Pil totale si attesterà, secondo le stime, a 1.037.947.000 euro, contro i 989.013.500 euro dello scorso anno (il peggiore degli ultimi 15 anni), con una leggera ripresa che segna un miglioramento del 4,85%. L’aumento del Pil è da ricondursi principalmente all’andamento del comparto latte per il costante aumento della produzione provinciale – Brescia si conferma leader nazionale tra i produttori di latte passando dal 9,7% del 2003/2004 all’11% dell’ultima campagna - e per l’impennata dei prezzi dei cereali. Il segno positivo, tuttavia, non deve trarre in inganno: all’incremento del mercato dei prodotti trasformati (il Grana Padano ha raggiunto quotazioni mai viste negli ultimi 10 anni) non ha fatto eco un’equivalente ripresa del prezzo del latte alla stalla che, ha aggiunto poi Ettore Prandini, «dovrebbe essere pari ad almeno 0,46 euro contro gli 0,37 attualmente corrisposti ai produttori». Per la prima volta dall’introduzione delle quote latte, inoltre, l’Italia non ha superato il tetto produttivo assegnato.

I settori produttivi registrano per la maggior parte gravi difficoltà, in particolare il comparto suinicolo, laddove il prezzo medio dei suini grassi (156-176 kg a destinazione Dop) risulta inferiore dell’1% rispetto a quello del già difficile 2009 e del 10% sui prezzi medi del 2008. In contrazione anche il mercato dei bovini da carne, con i prezzi alla stalla in diminuzione media del 3,5%. Per i due comparti, è intervenuto in seguito Prandini, «le istituzioni dovrebbero prendere posizioni chiare: non è pensabile che nei centri di stagionatura entrino sia carni destinate a Dop che carni importate, con la conseguente confusione che si genere. Dobbiamo puntare sugli elementi distintivi: l’agricoltura italiana non spicca per la quantità produttiva, bensì per qualità, e dev’essere pertanto messa in condizione di puntare su questo per ottenere e migliorare la redditività».

Alla contrazione dei prezzi dei prodotti al campo o alla stalla, poi, non è quasi mai corrisposta una relativa contrazione dei costi di produzione i quali, anzi, si sono rivelati perlopiù in costante crescita.

         Nessun danno di rilievo è stato causato dalla diabrotica del mais, soprattutto grazie alle piogge della prima metà di maggio che hanno contribuito all’elevata mortalità larvale in corrispondenza del periodo di schiusa delle uova.

         Anno difficile per la florovivaistica. Vino e olio, dal canto loro, confermano la produzione di qualità, ma il dato Pil (39.450.000 euro) non riassume il notevole valore aggiunto derivate da trasformazione e vendita diretta del prodotto finito. Molte aziende hanno ottenuto valore aggiunto grazie all’accorciamento della filiera con la vendita diretta o tramite attività agrituristica (242 gli agriturismo della provincia), fattorie didattiche, tutela del verde, ecc.

         Il presidente della Provincia Daniele Molgora ha illustrato il progetto di introduzione del marchio “Made in Brescia”, che ha definito «un’occasione di confronto su un tema fondamentale, meditato da tempo tanto da essere stato annunciato in campagna elettorale. L’introduzione di un marchio di qualità legato al territorio consentirà alle piccole imprese di consolidarsi e ottenere un notevole valore aggiunto, offrendo al contempo garanzie ai consumatori. Si tratta di un progetto aperto, ma chi aderirà dovrà garantire elevati standard qualitativi al fine di promuovere e valorizzare le aziende che ancora non dispongano di un marchio proprio, che sono risultate poi quelle maggiormente sofferenti in periodo di crisi».

         Il presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini ha sottolineato i due temi già posti all’attenzione degli assessorati regionale e provinciale all’Agricoltura, laddove «grazie all’impegno dell’assessore regionale si è finalmente recuperato un rapporto di confronto precedentemente non possibile». In termini normativi sono fondamentali, secondo Prandini, «un regolamento per le serre stagionali e fisse che porti le direttive in linea con quelle del confinante Veneto» e un altro relativo «agli impianti di biogas, oggetto negli ultimi tempi di forte speculazione da parte di chi ha acquistato terreni agricoli da destinare esclusivamente alla funzione di produzione da impianto di biogas. Tali situazioni non sono inquadrabili come attività agricole, bensì devono essere trattate, anche fiscalmente, come attività produttive tout court». Necessaria pure la risoluzione del nodo della «direttiva nitrati, pena la chiusura di molte realtà zootecniche. Coldiretti non è disposta a fare sconti, e abbiamo ricevuto il pieno appoggio della Regione per la risoluzione della questione».

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