6 Marzo 2017
8 marzo, dalla “tata dell’orto” alla “biologa montana”

Dalla “tata dell’orto” alla “biologa montana”, le donne vincono la sfida del lavoro

Quote rosa, record lombardo a Brescia con 2201 aziende

Brescia, 6 marzo 2017 - Ogni giorno, da quasi due anni, Vittoria Urgnani si sveglia prestissimo, organizza con meticolosa attenzione la giornata, porta a scuola i due bimbi di due e cinque anni e di corsa raggiunge il marito Mauro in serra per iniziare una nuova avventura tra fiori profumati e ortaggi saporiti. “Fino a due anni fa la mia vita era diversa, facevo l’infermiera poi, pian piano, dopo esser diventata mamma, mi sono avvicinata alla ricerca del cibo sano e di qualità e ho pensato di trasformare questa mia passione in lavoro implementando l’attività del marito con la coltivazione di ortaggi di qualità e di piccoli fiori in vaso”. Lei – spiega Coldiretti Brescia in occasione della Festa della Donna - è una delle oltre 2 mila imprenditrici titolari di aziende agricole in provincia di Brescia. Insieme al marito, Vittoria di 33 anni, laurea in scienze infermieristiche, conduce a Rovato un’azienda agricola di 1 ettaro circa con 2 serre adatte alla coltivazione di ortaggi di qualità in conversine al biologico, piante e fiori accompagnando l’attività del marito di progettazione, realizzazione e manutenzione degli spazi verdi.

In Lombardia – spiega Coldiretti su dati Camera di Commercio di Milano – la provincia che ha la maggior incidenza femminile in agricoltura è Sondrio, dove quasi 4 aziende su 10 sono guidate da donne, contro una media regionale del 22%. Per quanto riguarda gli altri territori, sopra il 20% di quote rosa in agricoltura troviamo: Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Milano, Pavia e Varese. La provincia che invece ha il numero assoluto più alto di imprese agricole in mano femminile è proprio Brescia con 2.201 realtà, a seguire Pavia con 1.564, Mantova con 1.526 e Bergamo con 1.205.
“Uomo o donna non fa differenza – spiega Elisabetta Maccioni 36 anni, di Ossimo superiore in alta Valle Camonica – che, laureata in biologia, dal 2015 ha aperto l’azienda agricola “Freschi” e produce, per la maggiore, zafferano di montagna – il lavoro in montagna è più complesso che in altre zone ma non mi spaventa nulla, forse in passato c’era qualche differenza fra uomini e donne sui lavori da svolgere, ma adesso non più, l’importante è che si veda che sei una persona professionale. Le donne possono fare tutto”. Elisabetta – spiega Coldiretti Brescia - è cresciuta a Milano e si è laureata a Pavia, dieci anni fa la scelta di raggiungere la nonna in Vallecamonica spinta da una grande passione per il territorio, l’ambiente e gli animali. Gli studi l’hanno portata a sviluppare progetti all’interno dell’Ersaf (Ente regionale per i servizi agricoltura e foreste) e dopo tre anni la scommessa d’investire su se stessa; oggi produce ortaggi, alleva asine e produce uno zafferano di grande qualità su una superficie di circa 800 metri.
“Le donne sono cresciute – afferma Giusy Gerola responsabile provinciale di Donne Impresa e titolare di un’azienda frutticola con vendita diretta a Calcinato – prima si occupavano di tenere in ordine i conti e le fatture, adesso entrano sempre di più nell’attività operativa quotidiana di gestione dell’azienda e nelle scelte di pianificazione e investimento. E non stiamo parlando solo di settori legati ai servizi di turismo e ristorazione, ma anche in quelli più tradizionali come gli allevamenti da latte, la viticoltura o la frutticoltura”.

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