11 Giugno 2010
«Ad Annozero in scena un’agricoltura che non c’è»: lettera aperta del presidente di Coldiretti Brescia Ettore Prandini a quanto emerso nella puntata di Annozero in onda su Rai Due mercoledì 9 giugno

Brescia, 11 giugno 2010 - «L’ultima puntata di Annozero, la trasmissione di Michele Santoro in onda su Raidue, ha avuto come tema l’agricoltura della Pianura Padana. Due ore di filmati e interventi da studio ruotando intorno alla crisi del settore agricolo. Protagonisti principali, gli allevatori di latte con gravi pendenze verso lo Stato (leggi ex Cobas), il pseudo-rappresentante di un club di amici (gli Agricoltori Federati che in Europa non contano più di una decina di adepti) e un esperto del mangiare italiano come lo chef Giorgio Vissani.
Non vogliamo entrare nel merito di alcuni temi specifici come quello delle quote latte, del falso Made in Italy e del prezzo infame dei prodotti agricoli, temi sui quali Coldiretti ha da anni una posizione chiara e coerente e per i quali sta realizzando progetti e iniziative di cui oggi si fanno paladini anche coloro che fino a ieri sostenevano che l’unico problema dei produttori di latte fossero le quote e le multe, che il legame tra prodotto e territorio fosse un’idiozia di fronte al mercato globale, che servissero economie di scala e così via.
Ciò che intendiamo contestare alla trasmissione è invece la falsa rappresentazione che è stata fornita del comparto agricolo, in particolare di quello operante nell’area Padana. È stato tratteggiato un settore assistito, tenuto in vita unicamente da una montagna di contributi comunitari, che fa continuamente i conti con scandali di fondi europei finiti chissà dove, con imprese sistematicamente indebitate oltre ogni ragionevole limite, con molti produttori colpiti da multe plurimilionarie a causa di un destino cinico e beffardo (anziché dalle loro scelte imprenditoriali effettuate in modo consapevole ma, evidentemente, sbagliate). In buona sostanza, è stata scattata la fotografia di un’agricoltura sottosviluppata che non opera bene e non fa onore all’agricoltura italiana, che non rende merito a tutte le migliaia di famiglie ed imprese che hanno reso grande l’agroalimentare italiano e che hanno saputo conquistarsi una reputazione anche nei confronti della società e delle istituzioni.
L’agricoltura italiana (e quella bresciana in particolare) ha saputo distinguersi per intraprendenza e vivacità imprenditoriale e primeggiare a livello internazionale per qualità, ma anche per efficienza produttiva. Il valore aggiunto per ettaro, ovvero la ricchezza netta prodotta per unità di superficie in Italia è il triplo rispetto a quella statunitense, il doppio di quella inglese e superiore del 70% rispetto a quella francese.
Ciò nonostante, anche il sistema agricolo italiano sta attraversando una fase di grande sofferenza, criticità che derivano in primo luogo dalla difficoltà che si incontrano qualora si cerchi di distinguere sul mercato il vero prodotto italiano rispetto ai falsi e in secondo luogo dallo scarso potere contrattuale della parte agricola all’interno delle filiere agroalimentari. Basti ricordare che solo il 17% della spesa alimentare delle famiglie resta nelle tasche degli agricoltori.
Infine, sappiamo tutti che anche l’agricoltura beneficia di contributi comunitari correttamente inquadrati come integrazione e sostegno al reddito delle imprese anche per compensare le funzioni a valenza territoriale che il mercato non remunera. In altri casi si tratta di aiuti “agricoli” ma di cui beneficiano altri soggetti della filiera (es: aiuti allo stoccaggio di formaggi per l’industria). Questo schema vale per tutte le agricolture delle economie sviluppate, così come per altri settori produttivi che usufruiscono di interventi in modo diretto o indiretto (es: rottamazione auto).
La nostra agricoltura, quindi, è altra cosa rispetto a ciò che Annozero ha dipinto. Vive un momento difficile, certo, ma dispone di professionalità e qualità che le consentiranno di superare questa fase e di continuare ad essere protagonista dell’economia nazionale ed artefice del proprio futuro».

Ettore Prandini – Presidente Coldiretti Brescia

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