Brescia 20 dicembre 2010 – Il 2011 si annuncia roseo per il Grana: l’anno prossimo, infatti, la produzione di uno dei più popolari e venduti formaggi italiani dovrebbe attestarsi a 4 milioni e 350 mila forme, vale a dire agli stessi livelli del 2010, a fronte di un mercato che ha assorbito quasi tutte le scorte di magazzino e che dovrebbe sostenere le quotazioni attuali, mediamente superiori agli 8 euro al chilo (il che significa quotazioni ai livelli della stagione 1996/1997) per lo stagionato 15 mesi.
Il quadro della situazione è stato tracciato venerdì 17 dicembre a Brescia da Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano, nell’ambito di un vertice alla presenza dei rappresentanti regionali e provinciali di Coldiretti: “In questo contesto – ha dichiarato Baldrighi – si affacciano prospettive discrete anche per le quotazioni del latte, che non sembrano essere destinate a diminuire”.
Il Grana assorbe circa il 40 per cento dei 4 milioni e 200 mila tonnellate di latte munti in Lombardia e rappresenta quindi un importante punto di riferimento per gli operatori del settore, tenendo presente che il prezzo del latte alla stalla - secondo gli ultimi contratti - viaggia stabilmente al di sopra dei 38 centesimi al litro. “Siamo sicuri – ha affermato Nino Andena, presidente di Coldiretti Lombardia – che una maggiore cooperazione di filiera porterà vantaggi a tutti e che il quadro tracciato dai vertici del consorzio del Grana sia di buon auspicio”.
“Certezze maggiori sull’andamento del prossimo anno – ha aggiunto Baldrighi – si concretizzeranno fra gennaio e febbraio, all’indomani, cioè, del controllo dei dati sui consumi diffusi dalla società Nielsen (specializzata in rilevamenti sulla spesa degli italiani, ndr), quando potremo verificare l’eventuale stipula di un contratto regionale sul prezzo del latte, valutare le quotazioni “spot” (venduto a richiesta e non in base a precedenti contratti, ndr), e avremo qualche elemento in più sulla produzione dei mesi a venire”.
Resta tuttavia da sciogliere il nodo del cosiddetto “similgrana”, un formaggio a pasta dura (di origine incerta) che non viene prodotto all’interno dei codici e delle regole del Consorzio, “ma che pur attraverso pubblicità, etichette e confezionamento lascia pensare al consumatore che si tratti di qualcosa realizzato in Italia, e quindi più affidabile” ha spiegato Ettore Prandini, vice presidente di Coldiretti Lombardia e presidente della Federazione di Brescia.
Infine, tra le varie questioni trattate, si è parlato del prezzo del latte alla stalla: anche il Consorzio ritiene inopportuno definire prezzi diversi a seconda della destinazione del latte.